Dopo il picco del 2017, l’attenzione di tutto il mondo si è spostata sulle criptovalute. Migliaia di nuove monete digitali sono comparse sul mercato, accompagnate da tecnologie innovative che si offrivano di rispondere alle domande dei nuovi e vecchi investitori.
Poi la bolla è scoppiata: la capitalizzazione di mercato delle criptovalute è precipitata, facendo fuggire coloro che si erano interessati a questa tecnologia con l’unico scopo di arricchirsi. Questo ha consentito all’ambiente delle cripto di evolversi notevolmente, diminuendo il rischio portato dagli investitori incauti.
È in questo momento che i token hanno rubato lo spazio sotto il riflettore: nel giro degli ultimi due anni, il token stablecoin Tether è passato da una capitalizzazione di mercato di due miliardi di dollari ad una di tredici miliardi di dollari americani. Un aumento del 650%. Un token simile, lo USD Coin, ha superato la capitalizzazione di due miliardi di dollari in meno di due anni.
La popolarità di questo trend è dovuta alla combinazione tra blockchain e token, che aprono innumerevoli opportunità per il mondo della criptovalute. Vediamolo insieme.
Cos’è una blockchain
Prima di tutto, bisogna stabilire – in linea di massima – cos’è e come opera una blockchain, senza entrare eccessivamente nei dettagli tecnici che impiegherebbero ben più di un paragrafo per essere analizzati.
Una blockchain (letteralmente catena di blocchi) è una struttura dati condivisa e immutabile. Come suggerisce il nome, ogni blockchain è composta da una serie di blocchi collegati tra loro, ognuno contenente tre informazioni:
- Dati, che variano in base al tipo di blockchain. Ad esempio, Bitcoin custodisce ogni transazione all’interno di questo campo, trascrivendo tre elementi per transazione: la chiave pubblica del mittente (ovvero il portafogli da cui proviene la cripto), la chiave pubblica del destinatario e la quantità di bitcoin scambiati. Altre blockchain, come Ethereum, custodiscono anche gli smart contract nei blocchi: ne parliamo nel prossimo paragrafo.
- L’hash del blocco, ossia la sua “impronta digitale” univoca e calcolata tramite un algoritmo. Gli hash sono ottenuti sfruttando la potenza di calcolo dei computer, che spesso si riuniscono per risolvere l’algoritmo del blocco e ottenere quindi una ricompensa rappresentata da una somma in criptovaluta.
- L’hash del blocco precedente, necessario per mantenere univoca la catena.
Dato che ogni blocco viene confermato automaticamente da ogni partecipante della blockchain (denominato nodo), per compromettere una criptovaluta è necessario ottenere il 51% del potere di calcolo di tutti i nodi: questo attacco richiederebbe una somma di denaro che, nel caso di network come Bitcoin ed Ethereum, andrebbe a superare il potenziale guadagno. Questo perché, oltre a necessitare un potere computazionale elevatissimo, esistono altre condizioni per compromettere anche solamente un blocco della blockchain, come ad esempio una proof of work e il ricalcolo di tutti gli hash seguenti.
Infine, ogni blockchain presenta tre caratteristiche: immutabilità, trasparenza e univocità. Questo significa che, una volta calcolato, un blocco non può più essere modificato. Inoltre, le informazioni da esso contenute sono accessibili a chiunque, e sono uniche: data la natura della blockchain, non è possibile inserire blocchi “doppi”, ovvero che si riferiscono allo stesso blocco precedente.
Tokenizzazione e blockchain: come si combinano
Come già individuato in un articolo precedente, un token è la rappresentazione digitale di un bene o di una risorsa.
A differenza dei cryptocoin (spesso confusi con le criptovalute, termine che invece racchiude sia i coin che i token), i token non necessitano di una blockchain univoca: l’80% dei token risiede infatti nella blockchain Ethereum, che a sua volta ospita il cryptocoin Ether.
Per creare e gestire un token, è necessario inserire degli smart contract all’interno della blockchain. Come deducibile dal nome, uno smart contract è un contratto intelligente, ovvero delle stringhe di codice che regolamentano la creazione e le transazioni dei token in maniera immutabile e trasparente, in maniera affine ai coin. Questi contratti consentono il trasferimento di token senza intermediari: una volta soddisfatte le condizioni riportate sullo smart contract, una somma pattuita verrà trasferita al portafogli che ha completato il contratto.
Blockchain e token si combinano quindi per creare un nuovo modo per trasferire asset in assoluta sicurezza e trasparenza. I possibili usi della tokenizzazione basata su blockchain sono innumerevoli: si possono tokenizzare beni immobiliari per rendere accessibile a chiunque un mercato privilegiato; si possono tokenizzare opere d’arte digitali per assicurarne l’autenticità e unicità; si possono tokenizzare i voti di un’elezione, impedendo l’utilizzo di metodi fraudolenti per compromettere le votazioni.
La tokenizzazione si sta rapidamente facendo strada nei settori più disparati, garantendo efficienza, sicurezza e valore. E tu, come ti rapporterai a questa nuove tecnologia?